domenica 7 gennaio 2018

Alfa Romeo 12C-36 : La riscossa che non ci fu


All'inizio degli anni '30 l'Alfa Romeo spadroneggiava sui circuiti di tutto il mondo come una delle maggiori squadre sportive automobilistiche dell'epoca, ma l'ascesa dei costruttori tedeschi sovvenzionati dal governo comandato dal partito nazionalsocialista iniziò a mettere fortemente in crisi il team italiano.
Il principale asso nella manica sfoggiato dalle autovetture teutoniche era l' esorbitante potenza generata dai loro propulsori, tanto da indurre il progettista Vittorio Jano a preparare nel 1936 una nuova monoposto che fosse in grado di contrastarle.

Prendendo come spunto la Monoposto 8C 35 progettata da Luigi Bazzi l'anno precedente, all'apertura della nuova stagione del Campionato Automobilistico Europeo Jano lanciò la nuova 12C-36 affinando notevolmente il mezzo.

Come suggerisce il nome la vettura venne equipaggiata con un nuovo propulsore V12 gestito da un cambio manuale a quattro rapporti capace di erogare la potenza di 360 cv. Grazie al peso contenuto a 820 kg e alla carrozzeria aerodinamica la 12C-36 era in grado di raggiungere una velocità massima di 290 km/h, 15 in più rispetto alla 8C 35.

Portata in gara a partire dal Gran Premio del Nurburgring, la vettura riuscì a conquistare solo un terzo posto con Antonio Brivio ed un secondo posto al Gran Premio di Monza con il leggendario Tazio Nuvolari. E fu proprio il mantovano volante a salvare in parte l'onore della 12C-36 conquistando la coppa Vanderbilt e i Gran Premi di Penya Rhin, Milano e Modena. le quali erano tutte prove che non facevano parte del campionato europeo ma che avevano un sicuro ritorno mediatico.

Soddisfatto di questi risultati incoraggianti, Jano decise di sviluppare una nuova variante aggiornata della 12C per la stagione 1937, ma le cose non andarono come previsto e per ritrovare una monoposto Alfa vittoriosa bisognerà aspettare la 158 del 1950.

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