Per lungo tempo, la Mazda lottò nelle gare Endurance solo per ottenere vittorie nelle classi minori ma mai per il Gruppo C in quanto non disponeva di vetture abbastanza prestazionali.
Tutto ciò cambiò nel 1990 quando la casa nipponica sviluppò il nuovo propulsore Wankel R26B R4 che sarebbe stato montato sulla sua nuovissima 787.
Esso erogava la potenza di 693 cv con coppia di 569 Nm e veniva gestito da un cambio manuale Mazda-Porsche a cinque rapporti. Se il propulsore venne costruito in Giappone, la scocca ed il telaio vennero progettati e realizzati dal progettista britannico Nigel Stroud in collaborazione con gli ingegneri della MazdaSpeed.
La carrozzeria era in fibra di carbonio, mentre il telaio, per la prima volta nella storia del Gruppo C, venne realizzato con struttura a nido d'ape monoscocca utilizzava un misto di alluminio e fibra di carbonio per un peso totale di 930 kg. Le sospensioni erano composte da molle elicoidali su ammortizzatori entrobordo e da barre antirollio, mentre l'impianto frenante era rappresentato da quattro freni a disco ventilati. Per una migliore gestione del consumo venne adottato un nuovo sistema di telemetria avanzato, che però tolse tempo per costruirlo e testarlo.
La vettura venne iscritta al campionato nipponico All-Japan Sports Prototype Championship con l'equipaggio composto dai piloti David Kennedy e Pierre Dieudonné, i quali non riuscirono ad imporsi a causa dei continui guasti occorsi alla 787 anche in momenti in cui era in lotta per posizioni al vertice della classifica.
Non dissimile fu l'avventura alla 24 Ore di Le Mans, la quale si risolse con un sonoro fiasco a causa delle eccessive temperature raggiunte dal propulsore che produssero svariati guasti tecnici e il conseguente ritiro della squadra giapponese dalla gara.
Per la stagione 1991 la Mazda ne decise la sostituzione con la nuova 787B, non prima di averla però impiegata in diverse gare del campionato nipponico come mezzo di supporto.
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